La blockchain è la tecnologia che sta alla base delle cryptocurrencies o crypto-valute, come ad esempio i Bitcoin, ma può avere anche usi diversi.
Registrando determinate informazioni su una sorta di “libro mastro” digitale, resistente e senza single point of failure, queste vengono rese sicure ed immutabili, ma soprattutto trasparenti e a disposizione di tutti gli utenti.
La blockchain è stata descritta dall'Economist come una “macchina della fiducia", che assicura trasparenza ed integrità dei dati, permettendo una garanzia di autenticità delle informazioni.
Un certo numero di start-up, sia all’estero che in Italia, sta esplorando il potenziale della blockchain in agricoltura e nel settore dell’agroalimentare.
Degna di nota è una start up inglese che utilizza la blockchain per stabilire l'autenticità di diversi prodotti, compreso il cibo. Si chiama Provenance e propone un progetto nel quale le registrazioni su blockchain sono state utilizzate per creare un sistema pionieristico di tracciabilità delle origini del pescato, per risalire all’area di pesca, al metodo usato per la pesca, alla tipologia di imbarcazione impiegata, ecc.
Altre aziende di software stanno sviluppando soluzioni simili per monitorare la vita di un animale e il suo stato di salute.
Queste informazioni possono essere facilmente rese disponibili agli utenti finali e ai clienti che utilizzano i telefoni cellulari e le loro applicazioni.
BlockCrushr Labs è una startup canadese che affronta i problemi della povertà alimentare locale usando la trasparenza della tecnologia blockchain per aumentare le donazioni alle persone senza fissa dimora e per garantire che queste donazioni vengano utilizzate in modo responsabile.
Farmshare, una start up della Florida, sta invece usando le blockchain per supportare l'agricoltura locale e distribuire il surplus di alimenti prodotti localmente all'interno della comunità.
Una ditta di sensori wireless statunitense sta sviluppando dei dispositivi di controllo per monitorare la salute delle colture agricole, registrando i risultati in una blockchain; altre aziende stanno incorporando dei sensori nel prodotto raccolto per registrarne la temperatura e l'umidità, rendendo più facile rintracciare le colture danneggiate.
Altre start up stanno sviluppando codici a barre e tag NFC con l’obiettivo di proteggere la catena alimentare dalla contraffazione.
Anche in Italia ci sono degli esempi di utilizzo delle blockchain in agricoltura.
Viveat è una start up nostrana che ha l’obiettivo di offrire trasparenza su tutta la filiera produttiva e distributiva, garantendo ai clienti un conoscibilità completa di quello che stanno comprando.
Inserendo un QR-code o un tag NFC sull'etichetta di un prodotto, che può essere una bottiglia di vino o un pacco di pasta, il consumatore, attraverso il suo smartphone, può collegarsi ad una piattaforma online fotografando il codice o avvicinando il telefono al prodotto.
Il flusso di informazioni è bidirezionale. Il consumatore può conoscere tutto quello che riguarda il prodotto. Nel caso del vino ad esempio è possibile sapere chi è il produttore, l'annata della vendemmia, le caratteristiche organolettiche, gli abbinamenti, ecc. Inoltre è possibile vedere video, seguire la filiera, fare acquisti o interagire con il produttore
Il produttore riceve un report di dati sui suoi consumatori, verificando quando, quanto e dove vengono attivati i tag. In questo modo si possono prevedere delle strategie di marketing tagliate su misura e ovviamente avere un sistema impeccabile di tracciabilità.
Utilizzando questo sistema di certificazione con firma digitale, le blockchain, le informazioni sono a prova di manipolazione e viene a crearsi tra gli utenti una sorta di “pista” dove poter controllare costantemente ciò che viene lasciato. Questo meccanismo porta fiducia e visibilità alle aziende che lo utilizzano, senza la necessità di conquistare una reputazione locale.
Anche le blockchain hanno però i loro limiti.
Fra questi spicca la necessità di garantire un collegamento stretto tra il prodotto e la sua rappresentazione digitale, e la continua esigenza di un sistema di certificazione locale.
Inevitabilmente poi, all’interno del registro, si potrebbe creare una mescolanza di prodotti e di catene di fornitura, che andrebbe a complicare l’adozione di questa tecnologia.
Per queste ragioni, attualmente si testa l’idea su prodotti di alto valore economico e di basso volume, e spesso l’adozione di questa tecnologia è stimolata da forti motivazioni sociali delle aziende utilizzatrici.
Le blockchain nella catena alimentare rimangono al momento solo parte di una soluzione più ampia e sono ancora limitate ai mercati di nicchia, sebbene recenti esperimenti facciano pensare ad una diffusione su più ampia scala di queste tecnologie: Walmart, in collaborazione con IBM e l'Università Tsinghua sta infatti implementando un sistema di tracciabilità fondato su blockchain per tracciare con efficacia e trasparenza la carne proveniente da tutta la Cina, così da poter isolare con estrema facilità ed efficienza i lotti di carne che dovessero presentare problemi sanitari.