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Il Tribunale di Milano, con sentenza del 25 gennaio scorso, ha reso un'interessante pronuncia in tema di marchi e segni distintivi, in una controversia che ha come protagonisti Barilla, biscotti e cuscini.
Non serve essere imprenditori agricoli per godere dei contributi.
E' ciò che dichiara la Corte di cassazione con la sentenza numero 4058/2018 del 20 febbraio scorso.
Cosa rischia quel ristoratore che appone sul proprio menù le immagini delle pietanze senza specificare che sono surgelate?
La Cassazione ha affrontato la questione con una recente sentenza (Cass. sent. n. 4735/2018) spiegando che non indicare nel menu che il prodotto (nel caso di specie si trattava di pesce) non è fresco ma surgelato configura il tentativo di frode in commercio - (art. 515 c.p.).
Nella causa C‑422/16, tra Verband Sozialer Wettbewerb eV contro TofuTown.com GmbH, la Corte di Giustizia Europea ha stabilito "che la denominazione «latte» e le denominazioni riservate unicamente ai prodotti lattiero‑caseari non possono essere legittimamente impiegate per designare un prodotto puramente vegetale."
TofuTown produce e distribuisce alimenti vegetariani e vegani, alcuni puramente vegetali con denominazioni quali "burro di tofu", "formaggio vegetale di soia".
Il Verband Sozialer Wettbewerb è invece un'associazione tedesca che mira a contrastare la concorrenza sleale, che ha avviato un'azione inibitoria nei confronti della TofuTown al Landgericht Trierritiene, ritenendo che tale promozione violi la normativa dell'Unione sulle denominazioni per il latte e i prodotti lattiero-caseari.
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