Secondo fonti Istat nel mese di maggio 2015 i flussi commerciali con i paesi extra-Ue hanno mostrato dinamiche divergenti, con un aumento delle esportazioni (+0,4%) e un calo delle importazioni (-1,9%).
In particolare, uno dei mercati di sbocco più dinamici si è dimostrato essere il Giappone (+9,4%).
Con una popolazione di circa 127 milioni di persone, il mercato giapponese è caratterizzato da consumatori con un alto livello di reddito disponibile e da aziende con un forte orientamento globale e con la volontà di investire a lungo termine in prodotti e servizi, un mercato, insomma, maturo e molto sofisticato.
I prodotti italiani, in particolare quelli trasformati e di punta della nostra tradizione eno-gastronomica, sono molto apprezzati tra i giapponesi, sia per l’ammirazione diffusa nei confronti della cultura italiana sia per l'incremento della ristorazione italiana.
Come sfruttare quindi appieno tutte le possibilità che offre questo mercato, inserendosi al suo interno con profitto?
Il sistema di accesso al mercato giapponese non è semplice e l’importatore è colui che riveste il ruolo più importante, essendo il responsabile dell’integrità del prodotto.
Nella maggior parte dei casi, le certificazioni ottenute da un prodotto nel Paese di origine non sono ritenute valide e le autorità locali giapponesi effettuano, a spese dell’importatore, dei controlli prima dell’ingresso definitivo della merce nel Paese.
Si tratta di controlli di tipo sanitario, che prevedono tolleranza zero rispetto al batterio della Lysteria (in particolare: salumi) e verso i batteri coliformi (per i prodotti derivati dal latte).
Molte delle regolamentazioni, poi, non sono allineate al Codex Alimentarius.
Per varie ragioni quindi (barriere linguistiche, difficoltà a reperire informazioni, il complesso iter burocratico ed il ruolo riconosciuto dalla legislazione giapponese all’importatore, tra cui i controlli che possono essere svolti solo dall’importatore stesso), gli importatori sono l’unico tramite con le autorità giapponesi, i garanti del rispetto della normativa da parte del produttore e la conseguenza di questo passaggio è un aumento dei costi.
Prima di addentrarci nei meandri della normativa giapponese, data l'importanza dell'influenza dello stile di vita unico di questo paese e delle sue consuetudini nell'ambito degli scambi commerciali, può essere utile avere chiara qualche indicazione di tipo pratico per capire meglio la mentalità degli abitanti del Giappone.
I giapponesi prestano molta attenzione ai dettagli e amano la perfezione.
Anche solo un'etichetta attaccata male o una confezione ammaccata possono portare allo scarto automatico del prodotto da parte del consumatore.
Questo accade a causa delle rigide leggi dell'estetica giapponese, le quali impongono armonia tra contenuto e contenitore.
Per avere un prodotto di qualità superiore i giapponesi sono disposti a spendere, ma al contempo si attendono un servizio ineccepibile in tutte le fasi della vendita.
La sola alta qualità del prodotto non basta a soddisfare il cliente giapponese.
Un altro aspetto molto importante nella cultura nipponica riguarda le relazioni sociali che si basano su fedeltà e lealtà.
Quindi i giapponesi sono molto attenti anche a questo aspetto e si attendono che i fornitori facciano altrettanto, non solo in termini di rispetto degli accordi, ma anche per quanto concerne la costanza della qualità del bene fornito.
Sezione I. Le leggi alimentari.
Ci sono quattro leggi in Giappone relative alla sicurezza e alle norme alimentari: The Food Safety Basic Law, The Food Sanitation Law, The Japan Agricultural Standards Law e la Health Promotion Law.
La Food Safety Basic Law ha fissato i principi per lo sviluppo di un sistema di sicurezza alimentare e ha istituito il ruolo di una Commissione per la sicurezza alimentare, ovvero un organismo di valutazione dei rischi legati all'alimentazione.
La Food Sanitation Law garantisce la sicurezza e l'igiene degli alimenti attraverso il Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare (MHLW), con al suo interno un' agenzia di gestione del rischio alimentare.
Questa legge vieta la vendita di alimenti contenenti sostanze nocive, definisce le norme per gli alimenti, gli additivi ed i contenitori per alimenti.
I requisiti generali sull'igiene e la sicurezza degli alimenti e le relative norme sono fissati dal MHLW e si applicano a tutti i tipi di genere alimentare, compresi quelli importati.
Non sono ammessi gli alimenti importati che non soddisfano questi requisiti di ingresso.
Tali requisiti e norme pongono enfasi sugli standard degli ingredienti e di fabbricazione.
Il modulo di notifica dell'importazione dovrebbe indicare se il prodotto contiene additivi alimentari, ad esempio conservanti, coloranti, o aromi.
Inoltre, al fine di accelerare le procedure di importazione, ad ogni spedizione sarebbe bene allegare un certificato con una descrizione dettagliata degli ingredienti (i nomi delle sostanze chimiche, i numeri di indice internazionale dei colori, ecc) ed alcuni cenni sul processo di trasformazione dei prodotti.
Prima di spedire un prodotto nuovo o sconosciuto in Giappone, il MHLW raccomanda che l'importatore giapponese consegni un piccolo campione del prodotto da importare agli ispettori dell'ufficio MHLW, con in allegato un certificato di garanzia del rispetto delle norme richieste sul prodotto.
Questi campioni devono essere ispezionati al fine di garantire che non vi siano problemi di importazione prima che il prodotto venga introdotto sul mercato giapponese.
I prodotti non possono essere spediti fino a che non sia stata effettuata la verifica della loro conformità.
Un'altra opzione è quella di avere un campione del prodotto testato da un laboratorio ufficiale registrato presso il MHLW in Italia.
Un elenco completo dei laboratori registrati è disponibile sul sito del ministero della salute giapponese: http://www.mhlw.go.jp/topics/yunyu/5/dl/a6.pdf.
Il Ministero dell'agricoltura, delle foreste e della pesca giapponese (MAFF) è coinvolto nella gestione del rischio della sicurezza alimentare, soprattutto attraverso la Japan Agricultural Standards Law (JAS), con riguardo alla protezione degli animali ed alla salute delle piante, attraverso una serie di leggi che prevedono e regolano la quarantena.
Il MAFF è anche responsabile per gli standard alimentari biologici attraverso la stessa legge (JAS).
La legge JAS, i regolamenti attinenti al cibo biologico, ed altre norme in materia di etichettatura alimentare basata sulla qualità si trovano al seguente sito web:
http://www.maff.go.jp/e/jas/specific/organic.html.
Sezione II. Requisiti di etichettatura previsti dalla legge giapponese.
In data 28 giugno 2013, il Giappone ha stabilito una nuova e più completa legislazione in materia di etichettatura alimentare.
La legge prevede l'utilizzo di una etichettatura nutrizionale (in proposito è possibile consultare il pdf al seguente link http://www.caa.go.jp/en/pdf/syokuhin569.pdf) e l'introduzione delle informazioni relative a tutti gli allergeni contenuti nei prodotti alimentari trasformati, in quelli preconfezionati, compresi quelli importati.
La legge è entrata in pieno vigore nel giugno 2015.
La Food Labeling Law stabilisce che l'etichetta sulle confezioni di vendita al dettaglio dei prodotti alimentari importati dovrebbe includere le seguenti informazioni, in giapponese:
- il nome del prodotto;
- il paese d'origine;
- il nome dell'importatore;
- gli ingredienti, diversi dagli additivi, in ordine di percentuale in peso decrescente;
- gli additivi alimentari in ordine decrescente di peso, su una linea separata rispetto gli altri ingredienti;
- il peso netto del prodotto;
- l'indicazione “Da consumarsi preferibilmente prima del...”;
- le modalità di conservazione;
- l'indicazione degli ingredienti biotecnologici utilizzati, in cui il contenuto geneticamente modificato identificato sia superiore al 5 per cento.
L'indicazione in etichetta degli allergeni è richiesta dalla Consumer Affairs Agency (CAA, precedentemente era richiesta dal MHLW), sugli alimenti che contengono uno dei seguenti sette ingredienti: frumento, grano saraceno, uova, latte, arachidi, gamberi e granchi.
La CAA raccomanda inoltre che anche i seguenti allergeni debbano essere inclusi in etichetta qualora presenti nel cibo: calamaro, uova di salmone, arancio, kiwi, carne di manzo, noci, salmone, sgombro, soia, pollo, maiale, funghi Matsutake, pesca, mela, banana, e gelatina.
Per ulteriori informazioni, è possibile consultare il sito web della CAA:
http://www.caa.go.jp/foods/pdf/syokuhin13.pdf.
La dimensione minima prescritta per i caratteri sulle etichette è di 8 punti.
Per garantire la conformità grafica e di contenuti è necessario e raccomandabile che l'importatore ricontrolli sempre le etichette.
Sezione III. Packaging e regolamentazione dei container.
Ai sensi dell'articolo 16 della Food Sanitation Law, nessuna persona deve vendere, produrre o importare con l'intenzione di vendere o utilizzare in commercio qualsiasi apparecchio, contenitore, o pacchetto che contenga sostanze tossiche o nocive e che possono danneggiare la salute umana o qualsiasi apparecchio, contenitore, o pacchetto che possa danneggiare, attraverso il contatto, gli alimenti.
Il MHLW ha stabilito alcune specifiche per le resine sintetiche, lattine metalliche e contenitori di vetro, ceramica, smalto o gomma. Per ulteriori informazioni, è possibile consultare il seguente sito web: http://www.ffcr.or.jp/zaidan/ffcrhome.nsf/TrueMainE?OpenFrameSet.
L'impresa è tenuta a pagare tutte le spese connesse allo smaltimento o riciclaggio dei materiali di imballaggio.
Per i prodotti importati, una parte del costo del riciclaggio è a carico degli importatori.
Gli importatori hanno la responsabilità di fare in modo che vi siano etichette appropriate su tutti gli imballaggi ed i contenitori utilizzati per le merci importate.
Sezione IV. Regolamentazione degli additivi alimentari.
Con riguardo alla questione degli additivi si rimanda al seguente link:
http://www.mhlw.go.jp/english/topics/foodsafety/foodadditives/index.html.
Sezione V. Pesticidi e altri contaminanti.
In data 29 maggio 2006, il Giappone ha implementato nuovi regolamenti in materia di residui agricoli chimici, di additivi per mangimi e di farmaci veterinari negli alimenti, aggiungendo una lista positiva di elementi inquinanti.
Gli alimenti nei quali risulta che i residui superino i livelli di MRL (livelli massimi residui) e contenuti nella lista positiva sono considerati in violazione della Food Sanitation Law e vengono respinti al porto.
Una singola violazione può portare ad un maggiore controllo di tutte le importazioni successive dello stesso prodotto provenienti da quel paese.
Il MHLW ha elencato 19 prodotti agro-chimici ed altre sostanze chimiche vietate negli alimenti:
http://www.ffcr.or.jp/zaidan/FFCRHOME.nsf/pages/MRLs-p-ND
Inoltre, sono state classificate altre 65 sostanze che non hanno effetti negativi sulla salute umana:
http://www.ffcr.or.jp/zaidan/FFCRHOME.nsf/pages/MRLs-p-ES
Sezione VI. Documenti richiesti.
I documenti necessari richiesti per l'ingresso delle merci in Giappone sono i seguenti:
- dichiarazione doganale
- packing list
- fattura commerciale: triplice copia in lingua inglese o giapponese; non è previsto un format specifico ma devono essere presenti i dati identificativi della merce, del corrispettivo economico e della consegna
- polizza di carico
- certificato d’origine: può essere eventualmente richiesto dall’importatore e consegnato in originale
- certificato di analisi: l’elenco dei parametri oggetto di controllo e i relativi limiti di accettabilità sono riportati nel sito dell’organizzazione giapponese per il commercio estero: http://www.jetro.go.jp/en/reports/regulations/pdf/foodext201112e.pdf
Inoltre, gli alimenti trasformati che vengono importati per la prima volta devono contenere una documentazione complementare con informazioni più dettagliate rispetto a quelle indicate sulla notifica di importazione, comprese le informazioni sulle materie prime, sugli ingredienti, ed il processo di produzione.
L' importatore sarà in grado di guidare l'utente per quanto riguarda i dettagli necessari per ottenere tali documenti.
Per il vino e le bevande alcoliche in generale
Con riguardo a questi prodotti l’etichetta deve riportare:
- nome del prodotto
- elenco degli additivi alimentari usati
- titolo alcolometrico espresso in volume
- indicazione nel caso di bevanda effervescente
- nome e indirizzo dell’importatore
- nome e l’indirizzo del distributore
- avvertimento che la bevanda non deve essere consumata da minorenni
- riferimento all’origine e standard di qualità del prodotto
Per quanto riguarda l’imballaggio primario, sull’etichetta o sul contenitore della bevanda devono essere riportati obbligatoriamente i marchi giapponesi (JIS), che specificano il materiale del tappo, del contenitore e dell’etichetta.
Sezione VII. Biologico.
Dal 01° aprile 2013 è operativa l’equivalenza tra Giappone e Unione Europea nell'ambito della normativa per la certificazione dell'agroalimentare biologico (Regolamento CE 834/07).
Secondo l’accordo di equivalenza è possibile esportare in Giappone prodotti biologici senza necessariamente essere certificati JAS (Japanese Agricultural Standard).
Per poter apporre il logo in etichetta l’esportatore deve stipulare con l’importatore giapponese (che deve necessariamente essere certificato JAS) un contratto detto “contract for the consignment about attaching JAS logos”.
Gli accordi stipulati favoriscono quindi lo scambio commerciale tra i vari Paesi.
Per maggiori informazioni è possibile contattare la Camera di Commercio Italiana in Giappone, al seguente link: http://www.iccj.or.jp/ oppure la Camera di Commercio e Industria Giapponese in Italia, al seguente link: https://ccigi.org/.
Un altro modo per reperire informazioni è seguire il link dell'ente semi – governativo giapponese JETRO http://www.jetro.go.jp/italy/ con sede, per l'Italia, a Milano (presso i suoi uffici è possibile consultare la banca dati Potential Importers che gestisce un archivio di ditte giapponesi potenzialmente interessate all'importazione di prodotti specifici).
Le foto a corredo sono state scattate agli inizi di luglio 2015 presso la Furano Winery, Hokkaido, Japan.