Le imprese dell'UE esportano già in Giappone beni per oltre 58 miliardi di euro e servizi per 28 miliardi di euro, ma devono affrontare delle barriere commerciali, che rendono loro difficile competere.
L'UE sta quindi negoziando un accordo commerciale con il Giappone per:
- eliminare questi ostacoli;
- contribuire a plasmare norme commerciali globali in linea con gli standard elevati e i valori comuni ad entrambe le parti;
- inviare un segnale forte per sottolineare che due delle principali economie mondiali rifiutano il protezionismo.
L’accordo di partenariato economico consentirà pertanto di aumentare le esportazioni dell’UE e di creare nuove opportunità per le imprese europee, grandi e piccole, i loro dipendenti e i consumatori.
Il valore delle esportazioni dall’UE potrebbe aumentare di ben 20 miliardi di euro, e questo significa maggiori opportunità e occupazione in numerosi settori dell’UE, quali agricoltura e prodotti alimentari, cuoio, abbigliamento e calzature, prodotti farmaceutici, dispositivi medici e altro.
Per quanto riguarda le esportazioni agricole dell’UE, l’accordo:
- elimina i dazi su molti formaggi come il Gouda e il Cheddar (attualmente pari a 29,8 %) e le esportazioni di vino (attualmente pari a 15 % in media);
- consente all’UE di aumentare in modo consistente le esportazioni di carni bovine verso il Giappone, mentre per quanto riguarda le carni suine, sarà esente da dazi il commercio di carni trasformate e quasi esente da dazi il commercio di carni fresche;
- garantisce la protezione in Giappone di 205 prodotti agricoli europei di elevata qualità, le cosiddette indicazioni geografiche, tra cui 130 vini.
Inoltre l’accordo:
- apre i mercati dei servizi, in particolare i servizi finanziari, delle telecomunicazioni e dei trasporti;
- garantisce alle imprese dell’UE l’accesso ai grandi mercati degli appalti del Giappone in 48 grandi città, ed elimina su scala nazionale gli ostacoli agli appalti in un settore economicamente importante come quello ferroviario;
- protegge i settori economici sensibili dell’UE, ad esempio il settore automobilistico, prevedendo un periodo di transizione prima dell’apertura dei mercati.