In contemporanea con l'evento bolognese è stata convocata la Commissione agricoltura del Parlamento Europeo, che prosegue l'esame del testo del nuovo regolamento sull'agricoltura e gli alimenti biologici che sostituirà gli attuali regolamento CE n. 834/2007 e CE n. 889/2008.
Prima di passare a quanto è emerso durante il pomeriggio, è doveroso fare un riepilogo della situazione precedente.
A marzo 2014, è stata presentata dalla Commissione allora in carica la prima proposta di nuovo regolamento, che però ha registrato la netta contrarietà delle organizzazioni del settore biologico di tutta Europa e delle autorità competenti della maggior parte dei Paesi.
Successivamente, anche grazie alle pressioni delle organizzazioni biologiche nazionali e internazionali, che hanno dato vita a un intenso dibattito e scambio di valutazioni, nel corso dei semestri di presidenza italiana e lettone del Consiglio dell'UE, la proposta è stata decisamente migliorata, al punto di incassare lo scorso giugno la maggioranza qualificata dei Paesi membri per l'approvazione di un nuovo “orientamento generale”.
È quindi ora compito della presidenza lussemburghese condurre la trattativa con il Parlamento e la Commissione europei per giungere finalmente alla versione finale della riforma.
Al fine di contribuire allo sviluppo della discussione, FederBio, ma non solo, ha ritenuto necessario che il dibattito prosegua e si intensifichi anche a livello nazionale, allo scopo di fornire ai rappresentanti in Parlamento Europeo e ai rappresentanti del Governo che siedono nel Consiglio dell'UE le proposte di chi ha contribuito a costruire il settore e vi fa economia, occupazione, sviluppo e innovazione.
Questo è il contesto e la base su cui si è sviluppato il convegno di lunedì, che ha visto tra i suoi relatori Paolo Carnemolla, Presidente di FederBio, Marco Schlueter, Direttore IFOAM EU, Roberto Pinton, AssoBio, Copa-Cogeca, Michele Monetta, UPBIO, Federico Marchini, AGRINSIEME, Fabrizio Piva, EOCC European Organic Certifiers Council, Vincenzo Vizioli, AIAB, Carlo Triarico, Associazione per l'agricoltura biodinamica ed infine Luca Bianchi, Capo Dipartimento – MIPAAF.
Per questa riforma, ha precisato Carnemolla, sono stati presentati 900 emendamenti ed è di primaria importanza riuscire a coordinare le varie realtà interessate, condividendo assieme alcune priorità.
Rimane di fondamentale importanza, infatti, la crescita, in Italia e nel resto d'Europa, della superficie di agricoltura biologica.
La normativa deve farsi protagonista in questo, agevolando il percorso di certificazione dei terreni agricoli al biologico.
Il nuovo regolamento, ha affermato, Marco Schlueter, Direttore IFOAM EU, sarà effettivo tra il 2017 ed il 2018, mentre il periodo di transizione è stato fissato con scadenza al 2021.
Le nuove proposte del Parlamento europeo sono:
- L'istituzione di una nuova agenzia EU che si occupi di biologico e dei problemi correlati, quali quello del controllo, dell'importazione e dell'implementazione.
- La definizione, le regole e l'etichettatura di produzione proposte per l'allevamento biologico, ad esempio come ottenere sementi biologiche.
- Il Rapporteur propone poi norme di produzione comunitarie per l'allevamento dei conigli biologici.
- Molti anche gli emendamenti sul benessere animale, con riguardo al trasporto, alla castrazione, ecc.
Le soglie per le sostanze ed i prodotti non autorizzati.
La Commissione ha proposto l'istituzione di una soglia di perdita di certificazione nel caso di utilizzo di sostanze non consentite.
Si fa riferimento alla direttiva riguardante gli alimenti per bambini che stabilisce 0,01 ppm come soglia.
Il Consiglio, da parte sua, ha proposto di eliminare qualsiasi soglia.
Secondo il Parlamento europeo, gli emendamenti di Häusling eliminano l'istituzione di una soglia di de-certificazione e propone: delle misure su come trattare nei casi di sospetto o di accertamento di non conformità e di stabilire un sistema di compensazione per gli agricoltori biologici i cui terreni vengono inquinati dall'agricoltura convenzionale.
Quali potrebbero essere le principali modifiche ai regolamenti?
- Potrebbe essere fissata una soglia de-certificazione per le sostanze non consentite,
- potrebbe essere limitato l'utilizzo di sementi non biologiche,
- potrebbe essere gradualmente eliminata la possibilità di avere un'azienda mista,
- potrebbe essere eliminato gradualmente l'uso del 5% dei mangimi non biologici,
- il 90% dei mangimi per gli erbivori e del 60% dei mangimi per i non erbivori potrebbero dover provenire dalla stessa azienda o regione (oggi è il 60% e il 20%),
- potrebbe essere concessa dall'Unione Europea la certificazione di gruppo,
- potrebbe essere eliminata l'importazione da paesi terzi nell'ambito del regime di equivalenza.
Pinton, di AssoBio, è intervenuto mettendo in luce le preoccupazioni dell'associazione, puntando il dito sugli additivi. Così ha dichiarato: “l'idrossido di sodio (ovvero la soda caustica) è in attesa di ricevere una risposta dall'Unione Europea per una sua ipotetica introduzione nella potabilizzazione dell'olio lampante (per le lampade), mentre nel vino gli additivi continuano ad essere ridotti. Perché? Noi poi ci auguriamo “ha continuato Pinton“che le aziende miste continuino a vivere e quello su cui puntiamo è avere maglie più strette sui controlli per le importazione e l'introduzione di banche dati per la trasparenza sul mercato.”
Per Assobio, le certificazioni di gruppo non sono un obiettivo rilevate.
Da questo punto di vista, di tutt'altro avviso è Agrinsieme, una cooperativa che riunisce piccoli agricoltori e che sostiene a gran voce l'importanza della certificazione di gruppo.
Piva, di EOCC (European Organic Certifiers Council), in relazione alla proposta del Parlamento UE, è intervenuto chiedendo, tra l'altro:
- maggiore semplificazione togliendo dallo scopo del regolamento l'elenco dei prodotti e lasciare ad esempio i prodotti food e i mangimi,
- ok all'inclusione della ristorazione collettiva, mantenendo attive le normative nazionali, finché non si installa quelle europea,
- in tema di controlli è importante definire bene il tipo di controllo privato, rispetto ai controlli ufficiali, oggetto di un altro regolamento e, per gli organismi di certificazione poter continuare ad operare indipendentemente dalle autorità di controllo,
- la verifica “on site” annuale deve rimanere obbligatoria, sostituire il termine “audit” con quello di “control”.
Presente alla conferenza anche AIAB, per la quale è essenziale risolvere il tema dell'equivalenza con i paesi terzi, un capitolo che finora ha creato enormi problemi nel mondo del biologico.
Inoltre, per AIAB è anche importante trovare il modo di risarcire gli operatori bio che vengono danneggiati dall'effetto deriva dei fitofarmaci del vicino di campo.
Ha concluso l'incontro Luca Bianchi, capo dipartimento del MIPAAF.
“I nuovi dati sul bio confermano il suo trend di crescita positivo. Il biologico rimane una grande opzione produttiva. La produzione biologica, però, è una questione anche culturale e pertanto richiede un grande impegno da parte di tutti gli attori del cambiamento. I punti fermi del ministero sulla proposta del nuovo regolamento sul biologico sono:
le certificazioni di gruppo, che sollevano grande interesse, e il regime di conformità sulle importazioni, che è difficilmente derogabile. Per il ministero” ha terminato Bianchi “è importante arrivare ad un risultato in un tempo utile”.
Così si è concluso questo incontro su un tema certamente di fondamentale importanza per il futuro della regolamentazione biologica in Italia ed in Europa e che ha visto riunite al Sana 2015 le maggiori organizzazioni che si occupano di questo segmento agricolo.
Da questo confronto sono emersi diversi punti di vista, che andranno ad arricchire il dibattito europeo.
Nei prossimi mesi ne coglieremo certamente i frutti.