Il glifosato è una sostanza attiva ampiamente usata nei pesticidi.
Nel 2015 l’EFSA e gli Stati membri dell’UE hanno portato a termine una valutazione del rischio e una revisione paritetica che hanno aggiornato le conoscenze scientifiche sulla tossicità del glifosato.
Il rapporto, uscito a metà novembre, sostiene che è improbabile che il glifosato costituisca un pericolo di cancerogenicità per l'uomo e propone nuovi livelli di sicurezza che renderanno più severo il controllo dei residui di glifosato negli alimenti.
Tale conclusione sarà utilizzata dalla Commissione europea per decidere se mantenere o meno il glifosato nell’elenco UE delle sostanze attive approvate, e dagli Stati membri dell'UE per valutare ex novo la sicurezza dei prodotti fitosanitari contenenti glifosato che vengono impiegati sui loro territori.
Ecco altri link relativi allo studio condotto dall'EFSA:
Conclusioni sul glifosato dell’EFSA.
Documento supplementare che illustra alcune delle questioni scientifiche emerse nel corso della revisione paritetica.
Nel marzo scorso però lo IARC, agenzia per la ricerca sul cancro, che fa capo all’OMS, ne ha invece decretato la cancerogenicità.
Per questo motivo, il Tavolo delle associazioni, già il 12 settembre scorso, aveva inviato una lettera al Governo italiano chiedendo la rimozione del prodotto da tutti i disciplinari di produzione che lo contengono e l’esclusione da qualsiasi premio nei PSR per le aziende che ne fanno uso.
Il governo però non ha ancora dato nessuna risposta al riguardo.
“La decisione dell’EFSA era già nell’aria come si legge in una lettera inviata alla Commissione europea il 29 ottobre scorso da numerose associazioni a livello europeo – dice Maria Grazia Mammuccini, portavoce del Tavolo – nella quale si mette in evidenza che la relazione dall’Istituto federale tedesco per la valutazione dei rischi (BfR) a supporto delle decisioni dell’EFSA non tiene in considerazione una vasta gamma di studi scientifici pubblicati da riviste internazionali indipendenti che sono stati invece valutati e considerati rilevanti dallo IARC; minimizza, inoltre, senza adeguata giustificazione, i risultati positivi di cancerogenicità sugli animali; infine, si base in gran parte su studi mai pubblicati forniti dalle multinazionali che producono il glifosato. Un elemento quest’ultimo, molto preoccupante, e che dovrebbe di per sé spingere i governi a prendere le distanze dalla posizione dell’Agenzia.
“Il primo obiettivo è la salute dei cittadini. Per tutelarla – dice Maria Grazia Mammuccini – occorrono strumenti seri, scientifici e indipendenti. I due pareri sono troppo divergenti per non richiedere l’applicazione del principio di precauzione e un approfondimento su più fronti. Nel frattempo, però, rafforziamo la nostra richiesta al Governo italiano di vietare la produzione, l’utilizzo e la commercializzazione di tutti i prodotti a base di glifosato.”.
Seguiremo gli sviluppi.
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