Ripercorriamo la storia delle autorizzazioni del glifosato, seguendo le tappe più importanti.
Nel 2002, a seguito di una serie di analisi, il suo utilizzo è stato approvato per la prima volta in Unione Europea. Prima di allora, infatti, il glifosato era regolato solamente dagli Stati membri in base alle norme nazionali in vigore.
Tra il 2012 e il 2015, gli Stati membri e l'Autorità Europea per la Sicurezza alimentare (EFSA) effettuano una valutazione scientifica e confermano che il glifosato è conforme alla normativa sui pesticidi dell'UE.
Proprio nell'ottobre del 2015, l'EFSA pubblica la sua conclusione, secondo cui "è improbabile che il glifosato possa rappresentare un rischio cancerogeno per l'uomo".
All'inizio del 2016, la Commissione propone agli Stati membri di rinnovare l'autorizzazione del glifosato.
Viste però le opinioni divergenti tra l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) e l'EFSA sulla potenziale cancerogenicità del glifosato, si ritiene opportuno chiedere all'Agenzia europea delle sostanze chimiche (ECHA) di valutare la percentuale di rischio della sostanza prima di prendere una decisione al riguardo.
Il 29 giugno 2016, la Commissione chiede una votazione sulla proposta di rinnovo e, visto che non si giunge ad un accordo, decide di estendere l'utilizzo della sostanza per un periodo limitato di tempo (sei mesi) per consentire all'Agenzia europea delle sostanze chimiche di condurre una valutazione sulla potenziale cancerogenicità del glifosato.
A luglio 2016, gli Stati membri votano a favore della modifica delle condizioni per l'approvazione del glifosato, aggiungendo ulteriori restrizioni per garantire standard di sicurezza maggiori per l'uomo e l'ambiente.
Vengono staiblite tre condizioni per l'ulteriore utilizzo del glifosato in Unione Europea:
- Divieto del co-formulante dichiarato pericoloso, il POE-tallowamine, nei prodotti a base di glifosato;
- Riduzione al minimo dell'utilizzo del pesticida in spazi pubblici, come parchi, parchi giochi pubblici e giardini;
- Esamina del suo uso pre-raccolta in agricoltura.
Nel frattempo, il 15 giugno 2017, l'Agenzia europea per le sostanze chimiche ha inviato il proprio parere alla Commissione europea, concludendo che:
- Sulla base delle informazioni disponibili, non ci sono prove per collegare il glifosato al cancro negli esseri umani,
- Il glifosato non può essere classificato come sostanza che causa danno genetico o altera la riproduzione.
La stessa conclusione è stata raggiunta anche dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), dalle Autorità nazionali al di fuori dell'UE (ad esempio Canada, Giappone, Australia, Nuova Zelanda), dall'Organizzazione comune per l'alimentazione e l'agricoltura delle Nazioni Unite.
L'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro rimane l'unica autorità con una visione divergente.
A fronte di questo, la Commissione propone un rinnovo della sostanza per altri dieci anni e la proposta presentata include delle disposizioni specifiche che gli Stati membri devono prendere in considerazione nel valutare le domande di prodotti a base di glifosato, ovvero:
- protezione delle acque sotterranee;
- protezione degli animali terrestri e delle piante non bersaglio.
- alcuni elementi che gli Stati membri devono garantire durante la valutazione e il processo decisionale per l'autorizzazione (ad esempio, l'uso nelle aree pubbliche dovrebbe essere ridotto al minimo);
- Il divieto di POE-tallowamine.
Il 5-6 ottobre 2017 si svolge un'ulteriore serie di discussioni tra gli Stati membri. La Commissione mette a disposizione una versione aggiornata della proposta che tenga conto delle conclusioni dell'EFSA sulle potenziali proprietà di disturbo endocrino del glifosato pubblicate il 7 settembre 2017.
Non arrivando ad un accordo, il 25 ottobre 2017 la Commissione organizza un altro giro di discussioni tra gli Stati europei sul tema.
Infine, il 27 novembre 2017 la commissione d'appello raggiunge, grazie alla Germania, la maggioranza qualificata a favore della proposta della Commissione europea di rinnovare l'approvazione del glifosato per un periodo di cinque anni.
In Italia resta fermo comunque il divieto di uso del pesticida nelle aree frequentate dalla popolazione o da "gruppi vulnerabili" quali parchi, giardini, campi sportivi e zone ricreative, aree gioco per bambini, cortili ed aree verdi interne a complessi scolastici e strutture sanitarie, ma anche in campagna in pre-raccolta "al solo scopo di ottimizzare il raccolto o la trebbiatura".
In allegato è scaricabile il report del Comitato d'appello del 27 novembre.