I due ricercatori dell’Istituto di Scienze ambientali dell’Università tedesca di Koblenz-Landau hanno condotto quindi una meta analisi su 838 studi, relativi a 2.500 siti, distribuiti in 73 Paesi.
La loro scoperta mostra chiaramente come l'inquinamento delle acque di superficie causato dall'uso di insetticidi agricoli costituisca una grave minaccia alla biodiversità acquatica.
Secondo i due studiosi, per contrastare l'impatto ambientale dei sistemi agricoli dove viene utilizzata la chimica, sono necessarie delle revisioni alle procedure vigenti, rendendo più severe le modalità per la concessione delle autorizzazioni e aumentando i controlli sugli agricoltori.
Gli autori della pubblicazione sottolineano come sia difficile rilevare le concentrazioni di insetticidi nelle acque superficiali, dato che la contaminazione riguarda solo pochi giorni all’anno.
I picchi di concentrazione sono fortemente tossici, anche se durano poco, e ripetendosi ogni anno determinano effetti negativi persistenti.
C’è poi l’effetto cocktail: nell’80% dei campioni analizzati è stata rilevata la presenza di più composti antiparassitari, sino ad alcune decine, con effetti potenzialmente negativi maggiori rispetto a quelli determinati da una sola sostanza.
Nonostante ciò, le procedure di valutazione del rischio delle autorità di regolamentazione riguardano solo i singoli composti.
Per far fronte alle minacce alla biodiversità dei bacini d’acqua dolce e fornire cibo sufficiente per una popolazione mondiale in rapida crescita, gli studiosi sottolineano quindi l'importanza di riformare i sistemi agricoli tradizionali, riconvertendoli a sistemi agricoli biologici, di eliminare i pesticidi, e, laddove sia possibile, di utilizzare tecniche agricole di precisione.