L'interessante caso Broomfield riguarda la commercializzazione della birre Kona, marchio che in modo ingannevole lascia intendere che la birra sia prodotta alle Hawai.
Nei fatti, la Corte ha rilevato come tutta la birra Kona confezionata e venduta al di fuori delle Hawaii fosse prodotta in Oregon, Washington, New Hampshire e Tennessee. Il marchio Kona reca però sulle confezioni nomi, ad esempio Big Wave, Fire Rock, e immagini, ad esempio vulcani, palme, surfisti e ballerini hula, che evocano lo stato delle Hawaii. Inoltre, l'imballaggio esterno delle birre mostra una mappa delle Hawaii e la posizione della birreria di Kona e incoraggia gli acquirenti a "visitare la fabbrica di birra e il pub ogni volta che sono nelle Hawaii".
Tra i punti importanti del parere:
- Il tribunale ha respinto la posizione della CBA (Craft Brew Alliance) che sosteneva che la commercializzazione della birra fosse legittima in quanto adeguatamente accompagnata da una chiara clausola di esonero da responsabilità.
Il parere dei giudici fa però notare che se il claim si fosse basato esclusivamente su immagini e dichiarazioni vaghe come "Liquid Aloha", il giudice avrebbe considerato tali rappresentazioni come dolus bonus non perseguibile. La mappa delle Hawaii, l'indirizzo hawaiano e l'invito a "visitare la nostra birreria. . . in Hawaii" però costituiscono dichiarazioni specifiche, secondo il giudice, su cui un consumatore ragionevole potrebbe fare affidamento per l'acquisto.
- Basandosi sui precedenti casi riguardanti la birra Red Stripe (Dumas) e la Sapporo (Bowring), la CBA ha anche sostenuto che la sua etichetta, che mostra diversi birrifici Kona, costituisce una sorta di disclaimer sufficiente per impedire ad un consumatore ragionevole di fare affidamento su presunte dichiarazioni fuorvianti sull'origine del prodotto.
La Corte ha respinto anche questa posizione, sostenendo che: a) la dichiarazione di responsabilità è di per sé fuorviante poiché comprende un indirizzo nelle Hawaii, quando in realtà non proviene da quello stato alcuna birra in bottiglia o in scatola, (b) il "disclaimer" contenuto in etichetta e che fa riferimento ai vari birrifici Kona, non è visibile sull'imballaggio esterno.
- La Corte non ha invece accolto le pretese dei ricorrenti nei confronti della CBA tese a far valere la frode in commercio e la pubblicità ingannevole intenzionale.
Secondo il giudice, mentre alcuni dei claims in questione potrebbero essere ritenuti ingannevoli, in generale gli stessi non costituiscono dichiarazioni di fatto o garanzie inequivocabili che il prodotto sia di origini hawaiane e pertanto le richieste di intervento in garanzia (cd. warranty claims) dovrebbero essere respinte.
- Infine, la Corte ha negato ai ricorrenti la possibilità di presentare un ricorso per ingiunzione e una domanda di arricchimento senza causa nei confronti della CBA, rinviando queste istanze ad un diverso procedimento.
Probabilmente, il caso Broomfield v. Craft Brew Alliance, porterà ad un accordo di tipo economico tra le parti in causa.
A seguito delle decisioni Bowring (Sapporo) e Dumas (Red Stripe) favorevoli ai convenuti, l'industria della birra aveva visto allontanarsi, per un momento, il rischio di class action relativo all'ingannevolezza della presentazione dei loro prodotti al pubblico.
Alla luce di questo parere, il trend potrebbe però presto essere invertito.
In allegato, la documentazione completa.