Il sistema agricolo globale sta facendo affidamento ormai da un secolo sull’applicazione diffusa di milioni di tonnellate e centinaia di tipi, di pesticidi chimici di sintesi per ridurre le perdite del raccolto.
Per la maggior parte degli agricoltori trattare i raccolti con i pesticidi è diventata una routine, anziché l’ultima risorsa in rari casi di gravi infestazioni.
Questo significa che a causa della dipendenza dai pesticidi chimici – sostanze persistenti e pervasive – ormai quasi tutti gli ecosistemi del Pianeta sono stati contaminati da composti nocivi, con ovvie ripercussioni ambientali.
Il rapporto conferma l’urgenza di rafforzare le norme che dovrebbero controllare l’impiego dei pesticidi in Europa.
L' uso intensivo dei pesticidi ha sollevato infatti questioni rilevanti sull'impatto che essi hanno sulle singole specie animali e vegetali, su interi ecosistemi e sulla biodiversità nel suo complesso, ponendo interrogativi urgenti sulle modalità in cui queste sostanze chimiche vengono valutate, autorizzate e regolamentate nell’Ue.
Così l'associazione scrive nel rapporto: “La produzione, la vendita e l’uso di pesticidi chimici di sintesi è un’industria multimiliardaria dominata da un ristretto numero di aziende agro-chimiche.
Nel 2011, tre aziende europee, Syngenta (Svizzera), Bayer CropScience e BASF (Germania) controllavano il 52,5 per cento del mercato globale dei pesticidi.
Se si aggiungono tre società americane, Dow AgroSciences, Monsanto e DuPont, queste sei aziende rappresentavano il 76 per cento delle vendite di pesticidi a livello mondiale.
Il mercato globale dei pesticidi sta crescendo più velocemente in Asia e in Sud America (soprattutto in Cina, India, Brasile e Argentina), ma anche nel più maturo mercato europeo è prevista una crescita, dovuta sia al sempre maggior uso di pesticidi nei Paesi dell’Europa orientale sia a un generale aumento della frequenza delle applicazioni.”
Il quadro che ne deriva è allarmante: in Germania, ad esempio, dal 2001 l'utilizzo dei pesticidi è aumentato in diversi seminativi come colza, cereali e barbabietola da zucchero, e nella coltivazione di frutta come mele e uva.
Sempre in Germania, nel 2012, alle mele sono state applicate in media 32 dosi piene di pesticidi durante una singola stagione di crescita.
Così si legge: “Queste sostanze sono incapaci di distinguere tra amici e nemici”, possono colpire tutti gli organismi e gli ambienti nei quali vivono e dai quali dipendono, potenzialmente con gravi conseguenze.
È noto da tempo che l'uso di prodotti agro-chimici sta mettendo a rischio la fauna selvatica e gli ambienti naturali: come sottolineato nel rapporto “quasi un quarto (24,5 per cento) delle specie vulnerabili o in via d’estinzione nell'Ue è minacciata dagli effluenti agricoli, compresi pesticidi e fertilizzanti come nitrati e fosfatifi.”
I dati europei indicano anche un diffuso declino della diversità delle specie selvatiche in tutti i gruppi di organismi studiati.
Così continua il report: “il 27 per cento delle popolazioni di mammiferi monitorati in Europa sono in declino e anche questo dato potrebbe mascherare una tendenza di gran lunga peggiore, dato che non è noto lo stato di un terzo delle specie di mammiferi.”
Sembra infine che gruppi molto vulnerabili come gli anfibi e le libellule se la stiano passando ancora peggio ed, in alcuni casi, anche gli effetti secondari tossici risultano essere significativamente impattanti sulla salute di animali ed esseri umani, con conseguenze più sottili e complesse, come immunotossicità e perturbazione dei sistemi endocrini (gli organismi diventano più sensibili alle malattie o presentano alterazioni di funzioni corporee vitali, come quelle riproduttive).
Considerati i rischi associati ai pesticidi, queste sostanze devono passare attraverso un processo di autorizzazione prima di poter essere utilizzate.
La procedura consiste in una valutazione degli effetti basata su test di tossicità e su una valutazione dell’esposizione che si rifà a scenari diversi.
Per le valutazioni si usano modelli matematici poiché generalmente non sono disponibili dati raccolti sul campo.
Permangono però ancora grosse lacune dal punto di vista delle valutazioni, dei controlli e del monitoraggio.
Il report solleva la questione dell'accuratezza dei metodi di valutazione del rischio: “Non di rado, le valutazioni del rischio dei pesticidi e le relative autorizzazioni si sono dimostrate problematiche o inaccurate; in alcuni casi è stato necessario effettuare modifiche o rivedere le decisioni a posteriori.
Un esempio recente nell’Ue riguarda alcuni insetticidi sistemici della famiglia dei neonicotinoidi: a seguito di nuove e sempre più consistenti evidenze scientifiche – che mostrano i pesanti impatti di tre insetticidi neonicotinoidi (Thiamethoxam di Syngenta; Imidacloprid e Clothianidin di Bayer) su api e altri impollinatori – il 1° dicembre del 2013 queste sostanze sono state vietate per una serie di utilizzi e di colture, contrariamente alle valutazioni positive che queste stesse sostanze avevano inizialmente ricevuto.”
Ciò che emerge da questo rapporto è che la forte dipendenza dalle sostanze chimiche, in particolare dai pesticidi, può causare (ed effettivamente sta causando) danni collaterali enormi agli ecosistemi, perché queste sostanze sono progettate proprio per essere tossiche per una molteplicità di organismi.
Abbandonare la dipendenza dai pesticidi e svoltare verso un'agricoltura più sostenibile è – secondo il rapporto Greenpeace - “ancora possibile, ma richiede un significativo sostegno politico ed economico.”
In conclusione ecco le misure che il rapporto descrive come prioritarie al fine di guidare il necessario cambiamento verso l'agricoltura sostenibile:
- “Rompere il circolo vizioso imposto dall’uso dei pesticidi, concentrandosi sull’agro-biodiversità funzionale come elemento chiave di una rivoluzione agricola europea. Scegliere varietà naturali resistenti e adattate alle condizioni locali, pianificare seri programmi di rotazione delle colture, diversificare i sistemi agrari a livello sia di campo che di paesaggio, migliorare i metodi di gestione del suolo e l’attuazione del controllo dei parassiti con metodi naturali in grado di sostituire l’uso dei pesticidi in agricoltura: sono tutte scelte possibili e necessarie.
- Garantire la corretta attuazione della direttiva sull’uso sostenibile dei pesticidi. Come previsto dalla normativa Ue, gli Stati membri devono definire e perseguire misure e obiettivi concreti per una sostanziale riduzione dell’uso di pesticidi.
- Revisionare le normative sui controlli e sulla valutazione dei rischi dei pesticidi. In particolare, si devono indagare e monitorare gli effetti dell’esposizione a cocktail di sostanze chimiche sulla salute umana e sull’ambiente. Le formulazioni chimiche specifiche utilizzate in campo – e non solo le sostanze attive – devono diventare oggetto di rigorosa verifica e valutazione scientifica. Inoltre, tutta la letteratura scientifica indipendente disponibile deve essere presa in considerazione come parte integrante dei processi di valutazione del rischio, e tutti gli studi e i dati usati per le valutazioni devono essere resi pubblici. Una volta che l’autorizzazione è stata concessa, nuove prove scientifiche che dovessero mettere in discussione le conclusioni del processo di valutazione del rischio dovrebbero indurre un’immediata revisione della valutazione della sostanza attiva e delle formulazioni già autorizzate.
- Dirottare verso l’agricoltura ecologica e sostenibile il sostegno politico e finanziario che oggi tiene in piedi un sistema fallimentare e pericoloso. La ricerca pubblica deve essere indirizzata verso pratiche agricole ecologiche e la selezione delle piante deve soddisfare le esigenze degli agricoltori, ovvero fornire varietà robuste e adattate alle differenti condizioni locali, in collaborazione con gli stessi agricoltori. Allo stesso tempo, bisogna abolire quei sussidi che favoriscono il mantenimento di pratiche agricole industriali:miliardi di euro dei contribuenti a sostegno di un sistema malato che continua a causare gravi impatti ambientali ed economici. Ciò significa riformare radicalmente la Politica Agricola Comune dell’Ue (PAC) per una graduale eliminazione delle sovvenzioni e delle agevolazioni fiscali che promuovono pratiche distruttive per l’ambiente, e subordinare i sussidi per lo sviluppo rurale, e la fiscalità del sistema, allo sviluppo e all’applicazione di metodi di coltivazione ecologica.
- Eliminare in modo graduale i pesticidi chimici di sintesi, a cominciare dalle sostanze con proprietà particolarmente pericolose. Ciò significa vietare i pesticidi dannosi per le api e gli altri impollinatori, quelli cancerogeni, mutageni o tossici per la riproduzione o che interferiscono con il sistema ormonale (sostanze che alterano il sistema endocrino), così come le sostanze neurotossiche.
- Introdurre misure fiscali che scoraggino l’uso dei pesticidi e promuovano l’attuazione di pratiche agricole ecologiche.”
Saranno obiettivi raggiungibili?
Per il nostro benessere e per quello delle prossime generazioni, ci auguriamo di sì.