Il nocciolo ha un portamento cespuglioso, in altezza si eleva dai 2 ai 5 metri, preferisce i terreni a ph neutro e ha l’apparato radicale di tipo fascicolato.
Alla luce dei sempre maggiori frequenti fenomeni di carenza idrica, per il nocciolo è ottima la subirrigazione o comunque un impianto di irrigazione che consenta di ridurre al più possibile gli sprechi a favore di un corretto apporto idrico.
Infatti la pianta tollera malamente il ristagno d’acqua e allo stesso tempo i periodi prolungati di assenza idrica provoca la cascola dei frutti, che maturano in agosto: per questi aspetti è corretta una oculata regimentazione delle acque di irrigazione.
Ad ogni modo l’operazione di sistemazione delle superficie individuata alla coltivazione dovrà essere anteriore all’impianto del nocciolo, il quale dovrà essere fornito da vivai che rilascino sui prodotti la certificazione di assenza da ogni virosi.
Nel mercato l’offerta di nocciole è carente, sebbene la domanda sia in aumento: la qualità delle nocciole alla vendita rimane pur sempre essenziale. L’Italia è il secondo produttore mondiale di nocciole dopo la Turchia, ma il prodotto italiano può vantare una ben maggiore qualità, alla luce della maggiore capacità delle nostre imprese agricole di assumere nelle proprie coltivazioni la tecnica della difesa integrata e il metodo di coltura biologica.
Nell’ultimo periodo le maggiori industrie dolciarie italiane (tra le quali, Ferrero S.p.A.) hanno manifestato un rinnovato interesse per aumentare la superficie agricola destinata a tale coltivazione in Italia. Oltre le regioni storiche di produzione (Piemonte, Lazio Toscana e Sicilia) questo interessamento coinvolge anche altre regioni, tra le quali il Veneto.
Attualmente, nonostante la Regione Veneto non annoveri dei programmi specifici per la coltivazione del nocciolo, a differenza del Piemonte, del Lazio, della Sicilia e della Toscana, si deve citare un interesse delle aziende dolciarie a concludere dei contratti di filiera con i produttori. Ed è proprio sulla creazione di una filiera del nocciolo in Veneto e con le imprese dolciarie del resto d’Italia che si potrebbe godere dei contributi statali con eventuale cofinanziamento regionale per i contratti di filiera, conseguenti agli accordi di filiera tra gli attori agroalimentari, di cui al D.M. prot. n. 1192 del 08.01.2016.
I contributi in oggetto avrebbero la natura di essere contributi in conto capitale e di finanziamento agevolato, funzionali a migliori relazioni di mercato e a garantire positive ricadute sulla produzione agricola.
Tuttavia allo scopo di rendere possibile la coltivazione del nocciolo nel Veneto, con ricadute potenzialmente positive sul reddito degli agricoltori delle zone vocate, occorre fare rete tra i potenziali soggetti proponenti del contratto di filiera, ad esempio tramite reti di imprese e con le associazioni temporanee tra imprese.
Conseguentemente gli aiuti comprenderebbero gli investimenti in attivi materiali e attivi immateriali nelle aziende agricole connessi alla produzione agricola primaria, investimenti per la trasformazione di prodotti agricoli e per la commercializzazione degli stessi, investimenti concernenti la trasformazione di prodotti agricoli in prodotti non agricoli, nei limiti individuati nei Provvedimenti, costi per la partecipazione dei produttori di prodotti agricoli ai regimi di qualità e misure promozionali a favore dei prodotti agricoli, progetti di ricerca e sviluppo nel settore agricolo.
Non deve essere sottovalutata la possibilità da parte delle imprese agricole di dedicarsi alla corilicoltura perché potrebbe comportare una notevole integrazione al reddito degli agricoltori, specie alla luce del valore aggiunto del metodo di coltivazione biologico del nocciolo: basti pensare che una ricerca realizzata dal Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica evidenziava, addirittura nel 2007, come ben il 70% degli agricoltori intervistati si dichiarava soddisfatto della corilicoltura biologica.
Approfondimento scritto da: Dott. Edoardo Lorenzi - specializzato in diritto agroalimentare e ambientale, Foro di Vicenza