Secondo l'art. 2 del decreto, sono tre gli elementi che troveremo sulle nuove etichette: origine, Paese di trattamento, Paese di confezionamento.
Qualora la confezione di latte sia stata prodotta nello stesso paese sarà possibile indicare semplicemente “l’origine del latte”, mentre, se le diverse fasi di lavorazione fanno riferimento a diversi paesi, sulle etichette dovranno essere riportate le informazioni su “paese di mungitura”, “paese di condizionamento” e “paese di trasformazione”.
Se il latte dovesse provenire da diversi nazioni, l’etichetta dovrà riportare la scritta “miscela di latte di paesi UE” oppure “miscela di latte di paesi non UE”.
Le stesse indicazioni varranno anche per le altre fasi del processo di produzione.
Il via libera alla certificazione obbligatoria risponde alla esigenza di trasparenza dei consumatori e al loro diritto di conoscere la provenienza dei prodotti che mettono in tavola.
Il provvedimento non riguarda solo il latte di mucca.
Da oggi anche pecore e capre possono finalmente mettere la firma sulla propria produzione di latte, burro, formaggi e yogurt che - sottolinea la Coldiretti - è garantita da livelli di sicurezza e qualità superiore grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari, quella italiana, più estesa d'Europa.
"L'obbligo di indicare l'origine in etichetta - continua Coldiretti - salva l'identità di ben 487 diversi tipi di formaggi tradizionali tutelati perché realizzati secondo regole tramandate da generazioni. L'obbligo di indicazione è una battaglia storica della Coldiretti. Tuttavia l'etichetta resta anonima per circa 1/3 della spesa degli italiani, dai salumi ai succhi di frutta, dalla pasta al concentrato di pomodoro ai sughi pronti, fino alla carne di coniglio. Due prosciutti su tre venduti come italiani, ad esempio, sono fatti con maiali allevati. In Unione Europea il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l'emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è obbligatorio indicare varietà, qualità e provenienza nell'ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 abbiamo il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, la dicitura del paese di origine del miele. Il prossimo passo - conclude la Coldiretti - è l'entrata in vigore dell'obbligo di indicare l'origine del grano impiegato nella pasta."
In allegato è possibile scaricare il decreto.