Dopo una lunga battaglia parlamentare, il Consiglio dei Ministri prosegue nell'iter che porterà, presumibilmente, alla reintroduzione dell'obbligo di indicazione della sede dello stabilimento di produzione o confezionamento per i prodotti alimentari, che riguarderà gli alimenti prodotti in Italia e destinati al mercato italiano.
E' stato approvato, infatti, lo schema di disegno di legge di delegazione europea che all'art. 4 contiene la delega per la reintroduzione nel nostro ordinamento di tale indicazione obbligatoria.
La dicitura, un elemento fondamentale per la tracciabilità del made in Italy e per il rispetto dei consumatori, era scomparsa con l’entrata in vigore, nel dicembre 2014, del Regolamento europeo 1169/2011 in materia di etichettatura degli alimenti.
Il regolamento consente però ai singoli Stati membri di introdurre norme nazionali in materia di etichettatura obbligatoria di origine geografica degli alimenti qualora i cittadini esprimano in una consultazione parere favorevole in merito alla rilevanza della dicitura di origine ai fini di una scelta di acquisto informata e consapevole.
L'Italia motiva quindi questo intervento con ragioni di più efficace tutela della salute dei consumatori.
“Quello di oggi – ha dichiarato il ministro Maurizio Martina – è un passo importante che conferma la volontà del Governo di dare indicazioni chiare e trasparenti al consumatore sullo stabilimento di produzione degli alimenti. Diamo una risposta anche alle tantissime aziende che hanno chiesto questa norma e hanno continuato in questi mesi a dichiarare lo stabilimento di produzione nelle loro etichette. Non ci fermiamo qui, porteremo avanti la nostra battaglia anche in Europa, perché l’etichettatura sia sempre più completa, a partire dall’indicazione dell’origine degli alimenti. Per noi si tratta di un punto cruciale, perché la valorizzazione del modello agroalimentare italiano passa anche da qui. Lo scorso anno per la prima volta il Governo ha chiamato i cittadini a esprimersi ufficialmente su questa materia, attraverso una consultazione pubblica online. Il 90% dei 26 mila italiani che hanno risposto ha detto che vuole leggere la provenienza chiaramente indicata sui prodotti che consuma”.
Nel frattempo, il gruppo industriale Food Drink Europe ha dichiarato attraverso un portavoce che questo intervento "sembra essere l'ennesimo tentativo di introdurre una forma di protezionismo agroalimentare".
"Il requisito obbligatorio proposto potrebbe creare uno svantaggio competitivo tra le aziende europee. Inoltre, è molto dubbio che questo requisito contribuisca a migliorare la salute dei consumatori, perché, come sostenuto anche dalle autorità, l'UE garantisce già completamente la sicurezza alimentare. "
Il disegno di legge si è scontrato anche con l' EU’s Food Information Council’s regulation del 2014, che aveva stabilito uno standard di informazioni che i produttori del settore agroalimentare erano tenuti a mettere sulle etichette.
Ora la palla passa alla Commissione Europea.
Seguiremo con attenzione gli sviluppi.