La direttiva Ue 2015/412 ha permesso ad uno Stato membro richiedente, di adeguare l'ambito geografico dell'autorizzazione scritta o dell'autorizzazione in modo che tutto il territorio di tale Stato membro o parte di esso debba essere escluso dalla coltivazione di OGM.
Utilizzando le procedure previste da questa direttiva, agli inizi di ottobre del 2015, l'Italia ha richiesto all’Europa il divieto di coltivare Ogm su tutto il territorio nazionale.
A comunicarlo è stato il ministero delle Politiche agricole, che di concerto con quello dell’Ambiente e della Salute ha «inviato alla Commissione europea le richieste di esclusione di tutto il territorio italiano dalla coltivazione di tutti gli Ogm autorizzati a livello europeo».
Oltre all’Italia, anche altri nove Paesi (Austria, Croazia, Francia, Grecia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Olanda e Polonia) e una Regione (Vallonia, in Belgio) hanno formalmente notificato alla Commissione europea l’intenzione di mettere al bando le coltivazioni Ogm.
Successivamente, la Commissione ha comunicato alla Monsanto le domande degli Stati membri.
Monsanto non ha sollevato obiezioni a nessuna delle domande entro il periodo di 30 giorni a disposizione.
Quindi, la coltivazione del granturco geneticamente modificato (Zea mays L.) Mon 810 è vietata nei territori in elenco:
1) Vallonia (Belgio),
2) Bulgaria,
3) Danimarca,
4) Germania (tranne che a fini di ricerca),
5) Grecia,
6) Francia,
7) Croazia,
8) Italia,
9) Cipro,
10) Lettonia,
11) Lituania,
12) Lussemburgo,
13) Ungheria,
14) Malta,
15) Paesi Bassi,
16) Austria,
17) Polonia,
18) Slovenia,
19) Irlanda del Nord (Regno Unito),
20) Scozia (Regno Unito),
21) Galles (Regno Unito).